In questa pagina proponiamo un modello di fattura con ritenuta d’acconto da scaricare e spieghiamo come deve essere compilato il documento.
Il mondo del lavoro è diventato molto più variegato di un tempo, con l’utilizzo sempre maggiore, da parte delle aziende, di collaboratori esterni. Ovviamente, un professionista che esegue un lavoro per un’azienda, deve emettere una fattura. Le caratteristiche della fattura cambiano a seconda della tipologia di professionista che la emette.
Iniziamo subito con il distinguere tra professionisti iscritti a una cassa assistenziale e previdenziale di categoria e professionisti sprovvisti di una cassa di assistenza. I primi sono, per esempio, gli avvocati o i commercialisti. Quanto ai secondi, devono iscriversi alla Gestione Separata dell’Inps, così chiamata, perché di fatto si tratta della stessa cassa previdenziale dei lavoratori dipendenti del settore privato e dal 2012 anche pubblico, ma fa riferimento a una gestione a parte, per la quale sono previste anche aliquote differenziate rispetto a quelle gravanti sui lavoratori dipendenti.
Ora, accade che quando questi professionisti emettono una fattura, essi addebitano ai loro clienti una maggiorazione del 4% ai fini previdenziali. Il trattamento fiscale di questa aliquota è diverso, a seconda che si tratti di figure provviste o meno di una cassa professionale di riferimento. I soggetti sprovvisti di cassa possono decidere di addebitare o meno la maggiorazione del 4%. Se lo fanno, essendo una componente della fattura, essa sarà soggetta anche ad IVA, così come, trattandosi di una componente anche del reddito, essa sarà sottoposta alla ritenuta d’acconto del 20%.
Facciamo un esempio, il consulente informatico Mario Rossi emette una fattura di 2.000,00 euro + IVA nei confronti del cliente Giovanni Bianchi. Decide di avvalersi della rivalsa Inps del 4%, per cui l’importo imponibile della fattura risulterà pari a 2.080 euro, ovvero ai 2.000 euro del compenso + il 4% della maggiorazione previdenziale. L’IVA del 22% sarà pari a 457,60 euro, per cui la fattura totale a carico del cliente Bianchi sarà pari a
2.537,60 – 416 = 2.121,60 euro
dove i 416 euro sono la ritenuta d’acconto del 20%, che grava sul compenso maggiorato della rivalsa previdenziale.
L’importo netto che sarà così percepito dal consulente sarà 2.121,60 euro.
La ritenuta versata per conto del collaboratore esprime un credito potenziale di questo verso il Fisco, perché nel caso nell’anno abbia maturato complessivamente redditi medio bassi, è molto probabile che risulterà avere versato al Fisco più di quanto avrebbe dovuto, per cui presentando regolare dichiarazione dei redditi, potrà chiedere il rimborso delle ritenute pagate. Al contrario, nel caso i suoi redditi complessivi nell’anno risultassero di un certo livello e tali da generare un’aliquota Irpef media superiore al 20%, la misura prevista per la ritenuta d’acconto, dovrà in sede di dichiarazione dei redditi versare al Fisco la differenza.
Vediamo cosa accade, invece, se ad emettere la fattura è un professionista iscritto a un albo, dotato di una cassa previdenziale autonoma. Egli dovrà esercitare il diritto di rivalsa, ovvero includere nella fattura la maggiorazione previdenziale, che generalmente avrà aliquota del 4%, ma la cui misura dipende nello specifico dall’apposita cassa di previdenza. Da un punto di vista fiscale, la maggioranza va sottoposta ad IVA, essendo un elemento della fattura, ma non avendo natura di corrispettivo, essa non sarà sottoposta a ritenuta d’acconto del 20%.
Facciamo anche in questo caso un esempio. Il commercialista Mario Bianchi emette una fattura nei confronti della ditta del cliente Giovanni Bianchi per 2.000,00 euro + IVA. Dovrà tenere conto della rivalsa del 4%, per cui l’imponibile IVA sale a 2.080 euro, 2.000 euro + 4% sui 2.000 euro. Visto che ll’IVA è del 22%, l’importo complessivo della fattura sarà pari a 2.537,60 euro. Il cliente dovrà assoggettare la fattura a ritenuta d’acconto del 20%, ma solo per la parte relativa al compenso dei 2.000 euro, per cui l’importo netto che verrà erogato al commercialista sarà pari a
2.537,60 – 400 = 2.137,60 euro.
Rispetto al caso precedente, quindi, l’emittente della fattura percepirà un importo di 16 euro in più, praticamente pari al 20% della ritenuta d’acconto sul 4% della maggiorazione previdenziale, che nel caso del consulente informatico sprovvisto di apposita cassa previdenziale va assoggettato a tale ritenuta, mentre questo non avviene nel caso del commercialista provvisto dell’assistenza previdenziale della cassa di riferimento per la propria categoria.
Il fac simile di fattura con ritenuta d’acconto presente in questa pagina può essere utilizzato come esempio, da modificare in base alle proprie esigenze.