Sei un architetto, stai per emettere la tua prima fattura, ma non sai come fare, in questa guida vi spieghiamo la procedura. Per prima cosa, la fattura è un documento fiscale, che contiene elementi obbligatori comuni a tutti i titolari di partita IVA emittenti, oltre a elementi specifici, a seconda del tipo di impresa o libero professionista. Un architetto deve, come prima cosa, decidere se iscriversi all’apposito albo professionale o alla Gestione Separata dell’INPS, versando i relativi contributi.
Gli elementi fondamentali di una fattura sono la data di emissione del documento, il numero progressivo di emissione, i dati identificativi l’emittente, i dati del cliente committente, la descrizione dei beni e servizi prestati inclusi i prezzi unitari e l’aliquota IVA applicata, gli importi totali e l’importo IVA.
Trattandosi di architetto, la fattura avrà come elementi specifici anche la percentuale del 4% nel caso di iscrizione all’albo o alla Gestione Separata dell’INPS o del 2% per la registrazione all’EPAP come geologo. Infine, si tenga conto che bisogna applicare alla fattura un’imposta di bollo da 2 euro per gli importi superiori a 77,47 euro.
Come sappiamo, l’architetto è essenzialmente un libero professionista, anche se non possiamo escludere un diverso inquadramento contrattuale come vero e proprio lavoratore dipendente. A seconda del regime fiscale a cui si aderisce, esistono differenti obblighi per assolvere alle incombenze burocratiche all’atto dell’emissione di una fattura. Per quanti facciano parte del regime dei minimi, l’IVA non deve essere applicata in fattura al cliente, ma risulta essere necessario che sul documento compaia il riferimento normativo che legittima tale assenza, in modo che il cliente o committente abbia consapevolezza del perché di questa anomalia.
Quanti si avvalgono, invece, del regime IVA per cassa sono tenuti a emettere il documento inclusivo di IVA e l’importo lordo fatturato è soggetto a una ritenuta d’acconto del 20%. In particolare, se il cliente committente è titolare di partita IVA, la fattura con ritenuta d’acconto deve indicare sia l’IVA che la ritenuta d’acconto, mentre se esso non è titolare di partita IVA, alla fattura si applica solamente l’IVA, tranne nel caso di adesione al regime dei minimi da parte dell’architetto, come sopra accennato.
Dunque, una fattura ordinaria emessa dall’architetto deve tenere conto essenzialmente dei seguenti elementi
L’importo imponibile della prestazione effettuata.
Il contributo alla Cassa Previdenziale del 4%.
L’IVA sul totale imponibile, comprensivo del contributo alla Cassa Previdenziale.
La ritenuta d’acconto del 20% sull’imponibile, al netto del contributo previdenziale.
L’importo totale della fattura.
Immaginiamo che l’architetto Mario Rossi, titolare di partita IVA, in quanto libero professionista, abbia prestato servizi in favore del cliente Giovanni Bianchi per complessivi 10.000 euro. Egli dovrà emettere una fattura del seguente tipo
importo imponibile = 10.000 euro
contributo Cassa di Previdenza del 4% = 400 euro
IVA 22% sul totale imponibile di 10.400 euro = 2.288 euro
Ritenuta d’acconto del 20% sull’imponibile = 2.000 euro
Totale Fattura = 12.688 euro
Netto a pagare = 10.688 euro
Da questo semplice esempio, possiamo notare che il contributo alla Cassa di Previdenza aumenta la base imponibile sulla quale si applica l’IVA del 22%, mentre la ritenuta d’acconto del 20% deve applicarsi alla base imponibile al netto sia di tale contributo previdenziale che dell’IVA. L’importo totale fatturato risulterà dalla somma tra base imponibile, contributo previdenziale e importo IVA, mentre il cliente committente dovrà pagare una cifra ridotta del 20% sull’imponibile, ovvero depurata dalla ritenuta d’acconto, che nel nostro caso corrisponde a 2.000 euro su 10.000 euro imponibili.
Se nell’esempio appena esposto, l’architetto si avvalesse del regime dei minimi, egli non dovrebbe assoggettare l’importo fatturato e accresciuto del contributo previdenziale all’IVA e operare la ritenuta d’acconto del 20%. Pertanto, la contabilità risulterà semplificata, come del resto è obiettivo del legislatore nell’agevolare i primi passi dei liberi professionisti. Dunque, il totale di 10.000 euro sarebbe aumentato del 4% a titolo di contributo alla Cassa di Previdenza, portando l’importo totale da fatturare al cliente a 10.400 euro. Visto che siamo in presenza di una deroga alla norma generale per la quale ogni importo fatturato è soggetto ad aliquota IVA, l’architetto è tenuto a spiegare nel documento che si avvale del regime dei minimi e che è in virtù di esso che non applica l’imposta. In questo modo, il cliente comprende di non avere ricevuto una fattura errata o emessa da un evasore fiscale, bensì un documento del tutto conforme alle norme fiscali.
Risulta essere noto, tuttavia, come tale regime agevolante possa essere adottato e mantenuto solo a determinate condizioni, che qui non trattiamo, ma che sostanzialmente si riducono a un fatturato annuo limitato negli esercizi precedenti e presumibilmente in quello attuale, superato il quale scatta l’adozione del regime ordinario.